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L’importanza di visitare le tartarughe prima che vadano in letargo

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Con l’arrivo dell’autunno le tartarughe si preparano al loro lungo sonno invernale. Il letargo è una fase assai delicata della vita dei nostri rettili, un momento nel quale si sovrappongono tutti i rischi legati ai piccoli errori di gestione che spesso facciamo senza neppure rendercene conto. Pre-letargo: nelle settimane precedenti il letargo l’animale tende ad essere meno attivo e ad alimentarsi meno a causa delle temperature che scendono e del fotoperiodo che va riducendosi. In questo momento è importante fornire alle nostre tartarughe terrestri (genere Testudo) alimenti non fermentabili e ricchi in fibra (denti di leone, cicoria, lattuga, fieno per conigli).

Le tartarughe acquatiche (genere Trachemys, Pseudemys, Deirochelys), seguiranno una dieta comparabile a quella del resto dell’anno (a seconda dell’età e della specie), l’ingestione di cibo tuttavia diminuirà. Nei giorni immediatamente precedenti al letargo, la tartaruga non va alimentata, questo periodo di digiuno può durare fino a due settimane nelle tartarughe adulte. Nelle tartarughe terrestri bagni quotidiani in acqua tiepida aiuteranno lo svuotamento dell’intestino favorendo la defecazione, e a idratare l’animale permettendogli di bere. Lo svuotamento dell’intestino è importante per evitare fenomeni putrefattivi e fermentativi all’interno del tratto.

Testudo horsfieldii, edema delle palpebre e del collo. Questo animale soffre dei tipici sintomi della PHS: anoressia, depressione del sensorio, anasarca. Gli esami del sangue rivelano iperuricemia, ipoproteinemia, ipocalcemia e iperfosfatemia (correlata a insufficienza renale).

Gli animali stabulati all’aperto e ben adattati ai nostri climi troveranno da sé il posto ideale dove andare in letargo: un angolo del giardino riparato e con terra morbida e profonda nel caso delle Testudo, le rive dello stagno o il fondo del laghetto nel caso delle tartarughe acquatiche. Tutte le tartarughe devono affrontare il letargo in perfetta salute, devono essere in buono stato di nutrizione, esenti da patologie metaboliche, infettive o parassitarie. Prima del letargo è dunque consigliabile recarsi dal veterinario per un esame clinico e delle feci, il controllo va effettuato tra la fine di agosto e le prime due settimane di settembre. Gli animali che mostrano segni di debolezza, pallore delle mucose o dimagrimento andrebbero monitorati con maggiore cautela, includendo nella visita un esame ematologico e biochimico. Anche le femmine che hanno deposto più covate durante la stagione vanno esaminate con cura. Cosa ci dicono di importante gli esami del sangue prima del letargo? Il letargo è un periodo assai lungo nel quale l’equilibrio omeostatico dell’animale viene messo a dura prova.

Gli esami del sangue, se correttamente interpretati, ci danno utilissime informazioni sulla salute del fegato, dei reni e sullo stato di nutrizione del nostro rettile. Se le riserve di glicogeno epatico e di grasso non sono sufficienti, l’organismo della nostra tartaruga sarà costretto a degradare le proteine dei muscoli per mantenere la glicemia sui livelli normali. Il catabolismo muscolare è particolarmente rischioso nelle tartarughe terrestri, dal momento che innalza l’uricemia (la concentrazione di acido urico nel sangue). L’acido urico può infatti accumularsi in diversi tessuti causando gravi e dolorosi danni.

La glicemia è importante anche durante il risveglio, è dimostrato infatti che con l’aumentare della temperatura le tartarughe manifestano un incremento assai rapido della glicemia (picco glicemico), che precede e scatena il ritorno all’attività. In assenza di riserve adeguate questi rettili potrebbero non avere energia sufficiente da investire nel picco glicemico, questo può provocare debolezza e anoressia al risveglio. L’esame ematologico può svelare quadri di anemia subclinica che la semplice visita non è in grado di scoprire, e la conta dei globuli bianchi potrebbe sollevare sospetti su quadri infettivi o parassitari che andranno poi accuratamente indagati. Il letargo: durante il letargo l’animale va regolarmente monitorato. Gli animali che ibernano all’aperto e in condizioni semi naturali non vanno dissotterrati a meno che non sussista il dubbio di attacchi di roditori o oltre emergenze. Gli animali ibernati artificialmente devono essere pesati ogni dieci o quindici giorni, di norma una tartaruga non perde più del 5-10% del peso corporeo durante l’intero letargo.

È buona norma ibernare le tartarughe tra i 5°C e gli 8°C. Se le temperature sono troppo alte, le tartarughe entrano in uno stato di semplice torpore nel quale il metabolismo non si abbassa sufficientemente, in questa condizione bruciano energie per tutto l’inverno ritrovandosi in uno stato di inanizione prima del risveglio. Cantine e mansarde non riscaldate sono luoghi ideali dove lasciare il nostro rettile durante il sonno invernale, sempre che vengano monitorate periodicamente per evitare sbalzi di temperatura. Il frigorifero è un altro luogo dove vengono spesso ibernate le tartarughe, va tenuto presente che alcuni frigoriferi commerciali presentano variazioni anche importanti della temperatura durante la giornata; vanno quindi attentamente monitorati con un termometro a sonda posizionato vicino alla tartaruga.

Le tartarughe di terra andranno messe in una vaschetta e coperte con pezzi di carta accartocciati fino a coprire il carapace, quelle acquatiche possono essere messe in una bacinella con pochi millimetri d’acqua e coperte da un asciugamano inumidito per evitare la disidratazione. È importantissimo evitare gli sbalzi di temperatura. Temperature inferiori ai 5 gradi possono infatti provocare la formazione di cristalli a livello del cristallino e del sistema nervoso centrale (a frigore) che causano gravissimi e spesso irreversibili danni. L’attività del sistema immunitario dei rettili è direttamente dipendente dalla temperatura. Quado questa si abbassa, il sistema immunitario diminuisce proporzionalmente la sua attività lasciando i batteri commensali liberi di proliferare, normalmente la proliferazione batterica è contrastata dal freddo.

In situazioni intermedie l’animale potrebbe trovarsi in una sorta di limbo nel quale fa troppo freddo per iniziare un’efficiente risposta immunitaria, ma la temperatura non è sufficientemente bassa da contrastare la proliferazione batterica. Risveglio: quando la temperatura ambientale si alza a sufficienza, la tartaruga mobilita le sue riserve di glicogeno epatico (picco glicemico) e riprende l’attività. Un breve periodi di anoressia è normale, particolarmente nei maschi, che iniziano immediatamente la ricerca di una compagna e a duellare tra di loro per stabilire il territorio.

Periodi lunghi di anoressia, abbattimento, gonfiore delle palpebre, occhi chiusi ed edema del collo sono tutti segni patologici che vanno indagati con attenzione da un veterinario specialista. Tutti questi sintomi fanno parte della cosiddetta PHS (post hibernation syndrome) che è un grave e insidiosa patologia metabolica. In questo periodo è consigliabile controllare feci e stato generale della tartaruga. Per le femmine riproduttive, il risveglio dal letargo è il momento ideale per un controllo ecografico delle ovaie in previsione dell’accoppiamento.

A cura del dr. Matteo Oliveri, medicina dei rettili e degli anfibi.

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