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Parvovirosi: previenila vaccinando il tuo cucciolo

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La parvovirosi è un’infezione che si può prevenire mediante la somministrazione dei vaccini. Il ciclo vaccinale può essere iniziato intorno alle 6 settimane vita e si protrae fino alle 16 settimane. Al termine di un corretto piano vaccinale l’organismo avrà sviluppato anticorpi nei confronti dell’agente patogeno. E’ dunque molto importante ridurre il rischio di contatto con soggetti non vaccinati  fino al completamento del ciclo vaccinale.

La parvovirosi canina è una patologia di origine virale che colpisce i cani, i cuccioli e gli adulti non vaccinati, soprattutto se immunocompromessi, sono soggetti altamente a rischio, per questo è importante saper riconoscere la sintomatologia per salvare loro la vita.

La malattia è sostenuta da un virus (Canine Parvovirus – CPV-2) a DNA, appartenente alla famiglia parvoviridae, altamente contagioso e particolarmente resistente nell’ambiente esterno, che può causare gastroenterite emorragica e miocardite.

Il CPV-2 viene trasmesso per via oro-fecale, si ritrova nel vomito e nelle feci degli animali infetti ed il contagio avviene tramite le attrezzature (es. ciotole, gabbie etc) e terreno contaminato, dove il virus rimane infettivo a lungo (6-12 mesi). È inoltre importante sottolineare che il virus è resistente anche all’azione dei detergenti normalmente utilizzati per l’igiene della casa ad eccezione della candeggina che, se lasciata agire per un minimo di 30 minuti, risulta essere efficace nei confronti del virus. Ciò nonostante è sempre raccomandabile aspettare almeno 6 mesi prima di introdurre un nuovo cucciolo nell’ambiente che era stato contaminato e si consiglia inoltre di prendere un animale che abbia già concluso il piano vaccinale. All’interno dell’organismo il virus diffonde tramite gli organi linfoidi (in particolare le tonsille ed i linfonodi) per andare poi a localizzarsi a livello intestinale e nel midollo osseo.

Il soggetto colpito da gastroenterite virale da Parvovirus può presentare abbattimento, grave ipertermia, vomito incoercibile, anoressia, diarrea emorragica, disidratazione, forte dolore addominale, sintomatologia neurologica, coma e morte, che può sopraggiungere in 2-3 giorni.

È pertanto di fondamentale importanza diagnosticare velocemente la patologia e impostare la terapia migliore.

Per quanto riguarda la diagnosi questa si basa sull’anamnesi, la sintomatologia, il riscontro positivo per l’antigene del parvovirus al test rapido ELISA (Enzyme Linked Immunosorbent Assay) su materiale fecale o in emoagglutinazione.

Dagli esami di laboratorio è possibile evidenziare grave leucopenia, ipokaliemia, ipoglicemia, ipoalbuminemia e aumento degli enzimi epatici e della bilirubina.

Purtroppo, come nel caso di altre patologie di origine virale, non esiste una terapia diretta specifica ma si può aiutare il paziente a superare la fase acuta somministrando terapie di sostegno che rafforzano l’organismo e contrastano le eventuali conseguenze secondarie della malattia. È comunque raccomandabile il ricovero e l’isolamento del soggetto infetto.

Per quanto riguarda la terapia di sostegno questa riguarda la somministrazione di antibiotici per prevenire eventuali infezioni batteriche secondarie, antiemetici per contrastare il vomito, gastroprotettori, fluidoterapia per reidratare il paziente, vitamine, farmaci stimolanti il midollo osseo a produrre globuli bianchi e in casi gravi anche trasfusione di sangue.

Nel caso in cui il cane riesca a sopravvivere ad un infezione da parvovirus svilupperà un’immunità a vita.