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Farmaci umani per uso veterinario, facciamo chiarezza sul decreto

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È una notizia che abbiamo letto su tutti i giornali, rilanciata come una rivoluzione: la possibilità per i medici veterinari di prescrivere farmaci umani bioequivalenti in base a un emendamento al decreto legislativo 193/2006

Ma come è stata proposta dalla maggior parte dei media, la notizia resta incompleta e rischia di essere fuorviante per i non addetti ai lavori che se la trovano davanti.

Proviamo a fare chiarezza con una serie di domande e risposte a cura dello staff Polivet.

Cosa è successo?

Durante l’esame della manovra finanziaria negli ultimi giorni di dicembre 2020, la Commissione Bilancio ha approvato l’inserimento di un articolo aggiuntivo nel decreto legislativo 193/2006, in cui si enunciano i casi di uso in deroga di medicinali a uso umano per gli animali non destinati alla produzione di alimenti (e quindi i nostri pet, gli animali d’affezione).

Cosa vuol dire “uso in deroga” di farmaci umani per gli animali?

Il medico veterinario è tenuto a prescrivere farmaci veterinari specie-specifici, ma il decreto legislativo del 2006 disciplina alcune deroghe a questa norma, in step successivi.

Cosa dice il decreto?

Ove non esitano medicinali veterinari autorizzati per curare i una determinata affezione di specie animale, il veterinario può, in via eccezionale, trattare l’animale con un farmaco autorizzato in Italia per l’uso su un’altra specie animale. In mancanza di un farmaco veterinario, lo step successivo è la prescrizione di un farmaco autorizzato per l’uso umano.

Quindi è già possibile, in casi eccezionali e regolamentati, che il veterinario prescriva un farmaco umano.

Cosa cambierebbe con la modifica al decreto?

Finora la prescrizione di un farmaco umano per l’uso veterinario è stata circoscritta al caso di cui sopra, e cioè l’assenza di un farmaco veterinario che contenga il principio attivo necessario. Ma esistono in commercio farmaci umani e veterinari che contengono lo stesso principio attivo (pensiamo alla maggior parte degli antibiotici, alcuni antiepilettici) il cui costo è molto differente.

Alcuni esempi

L’antibiotico Amoxicillina (conosciuto con il nome commerciale di Augmentin) nella sua versione generica a uso umano costa poco più di 3 euro per 12 compresse da 1 grammo, circa 10 euro nella versione “di marca”. Il bioequivalente veterinario, il Synulox, costa 23,70 € per la confezione da 10 compresse da 500 mg.

Il Soliphen, un diffuso antiepilettico a uso veterinario, ha un costo di circa 12 euro per 60 compresse da 60 mg. Il suo principio attivo, il fenobarbital, è contenuto nel Luminale e nel Gardenale, che hanno prezzi alla confezione sotto i 2 euro. Una differenza molto consistente se si pensa che si tratta di un farmaco che l’animale deve prendere a vita, e non solo per un periodo limitato.

Cosa succede se la modifica la decreto viene approvata

Ai casi in cui il veterinario può già prescrivere un farmaco ad uso umano si andrebbe ad aggiungere il principio del “costo delle cure”, permettendo quindi di prescrivere il farmaco umano qualora il suo prezzo sia più basso di quello veterinario.

Ma attenzione: sarà sempre il medico veterinario a valutare quale farmaco prescrivere

Bisognerà tenere conto anche della reale convenienza della prescrizione di un farmaco umano a un animale, specialmente per quanto riguarda i dosaggi. Il principio attivo infatti è calibrato in base al peso, e in alcuni casi non è possibile, o è molto complesso, somministrare la giusta dose – mentre il farmaco veterinario è già calibrato per l’animale. Pensiamo, per fare un esempio, a una compressa di antibiotico sufficiente per un uomo di 80 kg da “riadattare” per un cane di 5-10kg

Una novità importante, ma che, ci teniamo a sottolinearlo, non è ancora stata approvata in via definitiva. Bisogna attendere i prossimi passaggi che porteranno all’approvazione definitiva della modifica al decreto esistente. L’iter prevede che il Ministero della Salute, sentita l’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), emetta un decreto entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio. Se l’esito sarà positivo, la modifica al decreto potrà essere approvata quindi per la primavera prossima.